Se davvero vendiamo Kakà, allora mi dimetto da rossonero

Caro Silvio, piuttosto vendi Villa Certosa

L’intervento di Teo Teocoli: «Se davvero vendiamo Kakà, allora mi dimetto da rossonero»

Kakà (Lapresse)

Se davvero vendiamo Kaká, allora mi dimetto da milanista. Confermo: non andrò più allo stadio, nemmeno con un biglietto omaggio. Io che da ragazzo scavalcavo i cancelli per vedere giocare Rivera, io che indossavo la giacchetta da venditore di amari per entrare a San Siro, io che rompevo le balle al povero Cesare Maldini («ma questo non ha mai i biglietti», diceva ogni volta) per un ingresso omaggio, io milanista vero, ho preso una decisione: vendete Kaká (e Pirlo, già che ci siete…), e la domenica andrò a vedere la Fiera del Mobile di Cantù o la Mostra degli Uccelli Impagliati di Gallarate.

Ma come, siamo appena tornati in Champions League e noi lasciamo andar via il giocatore più forte del mondo? Eppure siamo pur sempre il Milan… Le squadre forti diventano sempre più forti e non vendono nessuno, noi invece che faremo? Sostituiremo Kaká con chi? Non è che Berlusconi sta facendo ancora un pensierino su Borghi?!… Benedetta, ma anche galeotta, fu la vittoria di Atene con il Liverpool: Galliani si premurò subito di dire che la squadra era campione d’Europa ed era fortissima, così non si lavorò per migliorarla e il risultato è che ora siamo qui a esultare per un terzo posto in campionato. E adesso vendiamo Kaká.

Non ci dormo la notte, al solo pensiero. Se va via Ricardo, non so chi acquisterà il Milan, ma questo non cambia: certi giocatori non si vendono, punto! Dicono che lo vendiamo per fare cassa: mah… Berlusconi è un mecenate, è uno degli uomini più ricchi del mondo, se davvero deve sanare il bilancio allora venda Villa Certosa, si tenga Kaká e magari prenda pure Fernando Torres. Un’altra villa la troverà, no? Magari in affitto. E non ci vengano a dire che è Kaká che se ne vuole andare. L’ho visto giocare, nelle ultime giornate, e sbagliava cose che di solito non sbaglia. Non aveva la testa perché sapeva di essere ceduto. Eppure ha continuato a dire che se la società l’avesse ritenuto incedibile, lui sarebbe rimasto per sempre al Milan, voleva diventare il capitano.

Invece diventerà un giocatore del Real Madrid, che ci batterà ogni volta che giocherà contro di noi. Io sono milanista da sempre, lo sono dentro. Ho inciso l’inno del Milan, cantando nel coro, ho fatto uno show per 80 mila persone dopo la vittoria in Champions. Domenica ero aggrappato alla ringhiera con la maglia di Maldini urlando «Paolo Paolo» come un ragazzino. Ma se vendono Kaká, io mi lego al cancello di San Siro per protesta a tempo indeterminato. E di sicuro quel cancello, per il Milan, non lo scavalcherò più.

Teo Teocoli


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